Per palazzo cinese s'intende il complesso palaziale che ospitava l'Imperatore della Cina e comprendeva la residenza del monarca e della sua famiglia, gli uffici della Corte e del Governo, i giardini/parchi e le necessarie strutture difensive. Si trattava sempre d'infrastrutture considerevoli ed elaborate, sia da un punto di vista planimetrico sia plastico-artistico.
Composto da molti edifici, il complesso palaziale cinese si articolava (e si articola tutt'ora, negli esemplari superstiti, fortunatamente molto numerosi) in vasti spazi aperti circondati da mura e fossati, grandi sale coperte (zh. 殿T, DiànP), in realtà esse stesse veri e propri palazzi, taluni per cerimonie e affari ufficiali, tal'altri di destinazione residenziale, edifici più piccoli, templi, torri, camminatoi coperti, cortili più piccoli, giardini/parchi ed annessi.
Come tutte le manifestazioni dell'architettura del Celeste Impero, il palazzo era edificato in accordo a precise, imprescindibili regole mistico-organizzative frutto del sincretismo tra gli ideali del confucianesimo e quelli dell'antica geomanzia taoista del Feng shui:[1] l'allineamento sull'asse nord-sud del complesso e di qualsiasi singolo edificio; l'ubicazione verso l'esterno degli spazi di destinazione d'uso pubblico e verso l'interno degli spazi di destinazione d'uso privato; ecc.
Nel corso della storia dell'umanità, i complessi palaziali imperiali della Cina detengono i seguenti primati:
Rispetto ad altre strutture caratteristiche dell'età imperiale, la Città Proibita, l'ultimo grande palazzo cinese esistente, fu preservata dai vandalismi devastanti della Rivoluzione Culturale (1966–1976) grazie all'intervento del primo ministro Zhou Enlai che schierò un battaglione dell'esercito a guardia del complesso e ve lo lasciò per un intero biennio.[5] Ciò premesso, l'impatto della Rivoluzione Culturale sullo studio sistematico e la riscoperta archeologica del patrimonio architettonico imperiale pre-Ming, avviatosi in Cina anche a livello di architettura vernacolare sin dagli Anni '30 del Novecento, fu devastante e solo nel corso degli Anni '80 gli studi, le pubblicazioni e gli scavi ripresero,[6] con un vigore tale da permettere, entro gli Anni '90, il proficuo coinvolgimento di studiosi non solo cinesi.[7] Parallelamente, la Città Proibita in primis[8] ma a seguire diverse altre vestigia dei palazzi imperiali cinesi sono entrati a far parte del Patrimonio dell'umanità dell'UNESCO.
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: non è stato indicato alcun testo per il marcatore Kohrman 1998
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: non è stato indicato alcun testo per il marcatore UNESCO
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